| 1948-'49: Baldassare 
	costretto alla resaSu 20 squadre, inizio 19 settembre 1948, fine 5 giugno '49. Torino campione, 
        p. 60; Inter 55, Milan 50, Juventus 44 Roma al 14mo posto p. 32; Lazio un 
        gradino sopra p. 33.Squadra titolare: Risorti, Contin, Andreoli, Dell'Innocenti, Valle, Ferri, 
        Losi, Maestrelli, Tontodonati, Venturi, Pesaola. Riserve: Di Paola, Ferri, 
        Capacci, Szengeller, Valle, Losi, Radu. Allenatore: Brunella.
 Partite vinte 12, pareggiate 8, perdute 18. Gol segnati 47, incassati 57. 
        Capocannoniere: Tontodonati con 12 gol.
Scorrendo l'altalena dei risultati si può notare nelle formazioni 
        la coerenza dell'allenatore. Pur privata di Amadei, la squadra aveva tuttavia 
        trovato in Tontodonati un discreto sostituto, inferiore per classe, ma svelto 
        e coraggioso sotto rete: il frascatano fu ceduto all'Inter, allora presieduta 
        dal popolare e dovizioso Masseroni, in un giro di milioni che fu oggetto di 
        montature e di smentite, ma che in proporzione non esigua si tradusse nell'arrivo 
        a Roma di due giocatori di buona quotazione: il centravanti Tontodonati appunto 
        e Tommaso Maestrelli, il compianto allenatore della Lazio dello scudetto, 
        centro-campista. Ambedue provenivano dal Bari, attraverso un giro che ebbe 
        per regista il direttore sportivo dell'Inter, Cappelli. Fu comunque una mossa 
        azzardata. La Roma ormai da tempo pericolava. L'aver lasciato partire il fedele 
        e prolifico cannoniere sembrò un controsenso, quasi una pugnalata a 
        sangue freddo. Le stizzose proteste generali che la stampa fece proprie p.on 
        furono l'ultimo motivo del ritiro a breve scadenza di Pietro Baldassarre. 
        Egli si difese sostenendo che le benemerenze di Amadei erano tali da imporre 
        onestamente di favorirne l'affermazione a più alto livello. E fu infatti 
        la via che condusse Amedeo alla nazionale.Ai due del Bari si aggiunsero Arcadio Venturi, acquisto eccellente, il multiforme 
        Capacci e, sul finire del torneo, il rumeno Radu. Fu anche utile un bravo 
        e tenace... fuoriuscito laziale, Ferri. Ma ci sarebbe voluto benaltro. L'elenco 
        dei risultati è malinconico. Si nota che il Torino, come fosse abbonato, 
        insiste da anni a rifilare ai giallorossi, a Roma e a Torino, dai dieci ai 
        dodici gol (spesso a zero) per stagione. Perfino i derby hanno perduto mordente, 
        e i pareggi striminziti ,vi abbondano.
 A riaccendere qualche speranza arrivò tuttavia a giugno il cambio della 
        guardia al vertice. Il gruppo dei vitalizi che faceva capo a Sacerdoti vinse 
        la causa, mossa alla società per ottenere la reintegrazione nei propri 
        diritti, anche in Corte di Appello. Baldassarre rinunciò al primo impulso 
        di resistere ricorrendo in Cassazione. Alzò le braccia e riuscì 
        ad accogliere in sede col sorriso sulle labbra i vincitori. L'artefice primario, 
        Sacerdoti, fu discreto. Lo troviamo in ordine alfabetico nel lungo elenco 
        dei nuovi consiglieri. Presidente fu eletto per acclamazione il senatore Pier 
        Carlo Restagno, che si insediò promettendo a breve termine «anche 
        come uomo di governo» un nuovo stadio. Probabilmente si riferiva all'Olimpico 
        allora incompiuto, che fu inaugurato nel 1953. Restagno-Sacerdoti invitarono 
        Fulvio Bernardini ad assumere subito il compito di tecnico. La vecchia Roma, 
        attraverso grossi esponenti, stava risorgendo? Moltissimi vollero sperarlo.
 Tratto dal libro AS Roma da Testaccio all'Olimpico (libro edito nel 1977)   |