I Campi Elisi sono secondo la mitologia greca e romana il luogo nel quale, dopo la morte, dimoravano le anime di coloro i quali erano i più amati dagli dei.
Per i greci i Campi Elisi erano collocati sotto terra, come il resto del regno dei morti, i "beati" vi conservavano le loro spoglie mortali e si dedicavano a tutte quelle occupazioni che in vita erano state più gradite.
Anche nella religione romana ricorre spesso la descrizione di questi luoghi, come quella contenuta nell'Eneide, Virgilio però, a differenza di Omero, colloca l'Elisio all'estremo confine occidentale della Terra, in un luogo non sotterraneo, nei pressi dell'Oceano.
Esso corrisponde così a quelle che furono per gli scrittori più tardi le "Isole dei beati", luogo di vita serena, dove non cade né la neve né la pioggia, ma sempre soffia il fresco vento Zefiro, tra l'altro Virgilio immagina l'Elisio sulla scorta di Platone, il quale per primo lo pensò con un suo proprio sole, più splendente del nostro.
Nel libro V dell'Eneide, Enea dopo la sua fuga da Troia, arriva a Cuma per consultare la Sibilla, la quale lo accompagna nell'Elisio, dove incontra il padre Anchise morto da poco tempo, nel libro VI invece è la Sibilla che parla all'eroe troiano. 

 

ODISSEA

" Quanto a te, o Menelao allevato da Zeus, non è stabilito
che tu muoia e subisca il destino ad Argo che pasce cavalli,
ma al Campo Elisio e all'estremità della terra,
dove è il biondo Radamanto, gli immortali ti manderanno.
Là è facilissima la vita per gli uomini,
non c'è tempesta di neve né rigido inverno né pioggia,
ma sempre l'Oceano manda soffi di Zefiro
che spira sonoro e rianima gli uomini;
questo perché hai Elena e sei genero, per essi, di Zeus ".
(libro IV, 560 - 570)

 

ENEIDE
"… tuttavia recati prima nelle inferne sedi di Dite;
nel profondo Averno, figlio, vieni all'incontro con me.
Non m'accoglie l'empio Tartaro, tristi ombre;
mi trovo nelle amene adunanze dei pii e nell'Eliso.
La casta Sibilla ti condurrà qui per molto sangue di nere vittime.
Allora apprenderai tutta la tua discendenza e le mura assegnate ".
(libro V, 731 - 737)


ENEIDE

"… mentre s'alternavano questi discorsi, l'Aurora sulla rosea quadriga
aveva attraversatola metà del cielo con etereo cammino;
e forse trascorrerebbero in essi tutto il tempo concesso,
ma la guida ammonì e brevemente parlò la Sibilla:
la notte precipita, Enea, e noi protraiamo le ore piangendo.
Qui la vita si divide in due parti:
la destra si dirige alle mura del grande Dite,
per essa il nostro viaggio in Eliso; la sinistra
esercita il castigo delle colpe e conduce all'empio Tartaro ".
(libro VI, 535 - 544)

 

   UBI QUIESCUNT HEROES - dove riposano gli eroi

L'idea era in cantiere da tempo, la condizione "sine qua non" quella che doveva necessariamente avere un chiaro ed esplicito riferimento alla nostra storia, detto così non sembrava un lavoro complicato, peccato che l'ultimo tassello si sia invece rivelato il più arduo (a ripensarci bene me lo sarei dovuto aspettare), quello cioè di trovare la giusta maniera per tracciare il "sulcus primigenius" senza cadere nella retorica e senza utilizzare frasi ricche di effetto, ma prive di sostanza.
L'attesa non è stata breve, ma alla fine (del resto l'essenza stessa del sito ne è la riprova) l'aiuto più grande è giunto, come speravo e volevo, dai nostri padri lontani, dalla loro cultura, dai loro miti e da un caro amico.
Così si è arrivati ai Campi Elisi.
Eccola finalmente la risposta alla mia ricerca iniziale, i Campi Elisi, una conclusione eccellente che centrava il bersaglio (gli antichi come onoravano, ma soprattutto dove collocavano i loro eroi dopo la morte?), stabilito così il punto di partenza siamo passati all'accostamento tra passato e presente, un passaggio impegnativo me ne rendo conto, ma questo richiedeva la mia idea e questa doveva essere la conclusione.
Il passato ci narra di luoghi ove non c'è tempesta di neve né rigido inverno né pioggia, il presente invece non parla di poemi epici e di antichi eroi, ma molto più semplicemente di rendere il giusto omaggio a chi ci ha lasciato, ai tanti amici e non che hanno attraversato la mia strada ed il nostro bel mondo ULTRAS e che oggi non ci sono più.
Anche a loro spettano di diritto i nostri Campi Elisi, forse non saranno stati i più amati dagli dei, ma da noi che li abbiamo conosciuti certamente si, con il massimo rispetto, pur nella diversità delle opinioni e dei colori del cuore.


 

  SIT TIBI TERRA LEVIS – ti sia leggera la terra

Questa frase compare spesso nelle iscrizioni funerarie romane, a volte abbreviata in S.T.T.L. e può essere tradotta come la terra ti sia leggera: il senso dell’augurio è che la terra che ricopre i resti del defunto non pesi su di esso, non sia a lui molesta o lo sia il meno possibile. In questa formula  possiamo riconoscere uno dei tratti tipici della cultura romana: il chiamare le cose con il loro nome, la virile accettazione del fatto che la morte è parte della vita e della natura. Vita e morte in questa concezione appaiono strettamente unite: come l’uomo, in vita, ha calpestato il suolo della terra, così nella morte la terra peserà – o al contrario sarà per lui levis, leggera. Paradossalmente con questa particolare espressione l’uomo romano esprimeva tutto il suo amore per la vita, che va vissuta ogni giorno al meglio delle nostre possibilità.
Per accedere alla lista delle persone care  abbiamo voluto utilizzare la forma al plurale, che meglio si adatta allo scopo, sulla quale bisognerà cliccare sopra.

 

 


 

 

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