Baciamo la Maglia
La frase suona strana, ricorda "leggermente" altre situazioni
dove le parti del corpo da baciare erano le mani in un contesto poi di
assoluta sudditanza, in una cosa però si somigliano molto, quando
ci leggi senza tanti giri di parole lo stesso imbarazzante gesto di amore
(!), di omaggiare con il massimo del rispetto vuoi un personaggio, vuoi
i colori di una nuova fiammante maglietta.
Chi bazzica campi di calcio da molti anni ha già avuto modo di
vedere il gesto di baciare la maglia, magari al momento di un gol importante,
abbiamo anche visto magliette sventolate a mo' di sciarpa sopra la testa
sempre in occasioni di reti decisive, e come non ricordare, oltre il suddetto
bacio, anche quella mano destra che con violenza viene sbattuta contro
il petto, all'altezza del cuore, tanto per far capire al pubblico che
osserva, estasiato dalla prodezza calcistica, che quella maglia è
dentro, ben radicata nell'anima oltre che nel fisico, "ehi gente,
guardatemi, io questa maglia c'è l'ho nel sangue".
Abbiamo persino visto situazioni ben diverse, del tipo sputarci sopra
(a quella dell'avversario ma anche alla propria), gesto non molto elegante
e per nulla sportivo in entrambi i casi, ma che lascia intendere quanto
scarsa fosse la simpatia del calciatore in questione per gli altrui colori
del cuore, se non addirittura per quelli che porta addosso.
Quando oramai credevamo di aver visto tutto quanto, ecco una nuova variante
fare irruzione nel panorama calcistico e lasciare il segno, nulla di bello
ovviamente, solo atteggiamenti che creano un grande senso di fastidio
e di rabbia, perché anche se è vero che in realtà
non ci riguardano da vicino, credo sia impossibile fare finta di nulla,
almeno per me è così.
Dunque, vediamo, per un momento vorrei addormentarmi e sognare di diventare
un amante del calcio e basta, senza nessun tipo di legami, uno di quelli
che in pratica la domenica non perde mai, fatto questo prendo un paio
di giornali, apro le pagine sportive e resto di sasso, perché i
miei occhi vanno a focalizzare volti di giocatori ben noti e altrettanto
ben pagati, i quali una volta ceduti sono tutti intenti a pomiciare con
le nuove maglie, con un trasporto amoroso che lascia molti dubbi e poche
certezze.
A quel punto, anche se non tifo per nessuna squadra in particolare, questa
passerella di magliette portate alla bocca e baciate appassionatamente,
attraverso un gesto molto ben studiato e sempre di grande effetto, mi
ha fatto venire il voltastomaco e vorrei emigrare su un altro pianeta.
Ed invece nessun viaggio interplanetario alla ricerca di serietà
professionale e rispetto per i tifosi, quelli vecchi e quelli nuovi, mi
risveglio e m'accorgo che il sogno non è altro che realtà,
che la mia squadra del cuore è sempre la stessa (però, chissà,
se esistesse il mercato estivo degli ULTRAS per una settantina di milioni
di euro potrei anche rimettermi in gioco e cambiare curva e città),
e che andando oltre le divisioni calcistiche mi trovo solidale con tutti
quei tifosi che, da un giorno all'altro, si sono ritrovati, non soltanto
abbandonati, ma persino traditi negli affetti più cari.
Traditi davanti a tutto il mondo, il loro amore calpestato senza vergogna,
solo il giorno prima giuramenti di eterno amore e la volontà di
non partire e 24 ore dopo li vedi baciare la nuova maglia, come se nulla
fosse, come se il fresco passato non fosse mai esistito, come se cori
e striscioni dei tifosi non fossero altro che manifestazioni stupide di
uno stupido ed incomprensibile attaccamento.
Provo vergogna per loro e solidarietà per i tifosi, perché
capisco il loro dolore, perché comprendo la loro rabbia, perché
sono un ultras della vecchia guardia ed ho imparato sulla mia pelle che,
tolti i pochi calciatori che hanno dimostrato di avere le palle di fronte
ai soldi, per il resto sono una banda di mercenari, sempre pronti a raccontare
una delle loro tante verità, solerti nel sottolineare attaccamento
e serietà, furbi nel giocare sull'amore incondizionato del tifoso,
ma appena giri la testa, pronti a vendersi senza problemi al miglior offerente.
Per il futuro consiglierei atteggiamenti diversi da parte delle tifoserie
tutte nei riguardi di questi nobilissimi signori, avendo oramai capito
di chi stiamo parlando sarebbe bello che venissero "affettivamente"
emarginati, sarebbe importante che anche a loro venisse reso pan per focaccia,
tanto per far capire che non siamo poi così sprovveduti.
Sarebbe, sarebbe, troppi sarebbe
In realtà temo che nulla cambierà, che alla prima finta,
al primo gol, al primo sguardo languido scoccherà la scintilla
dell'eterno amore, eterno naturalmente fino alla prossima puntata, poi
chi vivrà, vedrà!

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