Mentalità  Ultras   III parte

L’argomento che più mi sta a cuore e che trovo maledettamente inerente alla traccia iniziale fa riferimento ad un certo modo di fare e soprattutto di dire che da qualche anno va per la maggiore.
Naturalmente ho sperimentato personalmente questo stato di cose attraverso lunghe chiacchierate che ho avuto la fortuna di fare con più di un tifoso, alcuni giovani, altri più cresciutelli, ma in entrambi i casi il risultato è stato uguale.
Trovo sconcertante aver sentito certi discorsi, veramente il delirio allo stato puro e se per i giovanissimi qualche attenuante esiste, non ne vedo alcuna per quelli più grandi, i quali dimostrano, loro di avere la memoria cortina e in generale tutti una lingua lunga quanto basta per emettere sentenze a tutto spiano.
Poi però di fronte a domande ben precise, a storie di curva e di tifo vissute sulla propria pelle avviene il dramma, t’accorgi che tanti ragazzi dovrebbero andare a “ripetizione” di storia ULTRAS e ascoltarla attentamente per conoscere magari altre verità.
Invece ciò che ottieni come risposte esce a mezza bocca mal volentieri, faticosamente si riesce a capire qualche pseudo-concetto, una parvenza di commento pieno di inesattezze grossolane accompagnato da un atteggiamento astioso, carico di odio contro tutto e tutti.
Tra le tante argomentazioni, la prima al volo che mi viene in mente è quella dei tanti gruppi che hanno accompagnato l’evoluzione del tifo giallorosso; è chiaro che per noi vecchi è tutto molto più facile, a noi le vicende non c’e l’hanno raccontate, le abbiamo fatte ed è per questo che le bugie ci fanno sobbalzare sulla sedia.
La curva non è nata con un colpo di bacchetta magica, ma attraverso un lungo e faticoso cammino iniziato già nel glorioso campo dell’Appio, insomma c’e sempre qualcuno che ha fatto qualcosina prima di te, non c’e mica niente di male, è una regola fissa che vale per tutti.
Il tifoso, la curva Sud non sono nati dal vuoto cosmico!!
Sarebbe come se il sottoscritto facesse risalire l’inizio della storia della tifoseria giallorosa al 1977, cancellando, dimenticando o peggio ancora sminuendo tutto ciò che ha preceduto quella data e che comunque già lo vedeva in prima fila.
Ma per me e per quelli come me (su questo punto sono sicuro di poter parlare a nome di tutti) questo non sarebbe mai stato possibile, per tanti motivi ma uno tra tutti che è poi quello che ritengo essere uno dei più importanti, stiamo parlando del rispetto; noi siamo cresciuti a pane e rispetto, il nostro essere, il nostro fare si è plasmato ed ha tratto forza da questo antico valore.
Noi dilettanti alle prime armi, di fronte ai personaggi storici della nostra giovinezza calcistica ci sentivamo come Ulisse nel suo incontro con le Sirene e cioè letteralmente ammaliati, insomma quando i “grandi” parlavano c’era il silenzio assoluto e questo non per paura ma esclusivamente per il rispetto che questi personaggi sapevano conquistare.
Questi signori essendo più grandi di noi avevano per forza di cose più esperienza, nata da una maggiore frequentazione dello stadio; ma non solo, anche tra i tifosi più o meno pari età vigeva la stessa situazione, mi spiego meglio: il sottoscritto dovette sudare le proverbiali sette camicie per poter andare in trasferta da solo eppure c’erano diversi giovani tifosi che invece già andavano in giro per l’Italia da soli senza problemi ed io li guardavo con invidia, perché facevano cose a me ancora vietate, e ammirazione perché avevano certamente più cose da raccontare di me.
Tutto questo per dirvi che mai mi è passato, anzi che mai ci è passato per la mente di comportarci, ieri da pischelli, oggi da adulti, da…smemorati o peggio ancora da ingrati; anzi il contrario, ancora oggi e si viaggia tutti intorno al mezzo secolo, c’è sempre la giusta esaltazione e l’onore dovuto nei riguardi di tutti i più o meno vecchi. Per esempio potrei menzionare “m’briachella”, mitico tifoso, grande personaggio di cuore e di fede, sempre una parola giusta al momento giusto e soprattutto sempre presente; ma non è certamente l’unico, ho pensato a lui ma potevano venirmi in mente altri 100 volti, ho pensato a lui e nessuno si offenderà per questo, neanche Dante che lo conosceva bene e ora staranno senz’altro insieme lassù…a dannasse pè stà ROMA che ce fa tribolà!!
Che mai avremmo potuto fare noi giovani leve se non avessimo avuto al nostro fianco la loro presenza, l’esperienza, il loro modo unico di sentirsi tifosi.
E invece siamo cresciuti bene perché le lezioni le abbiamo prima memorizzate e poi messe in pratica e la storia di questa lunga evoluzione ha portato a risultati concreti, tanto concreti che la nostra amata curva Sud per anni, per molti, moltissimi anni è diventata il punto di riferimento per tutti; anche per le tifoserie avversarie che in “Lei” riconoscevano un avversario difficilmente superabile e non soltanto dal punto di vista canoro.
Il top di questa evoluzione tifoidea è rappresentato dal CUCS, ma attenzione non dico questo perché mi sento parte in causa, il punto non è il nome, quello non ha nessuna importanza credetemi, avrebbe potuto essere uno qualsiasi tra quelli che Antonio scrisse su quel foglio protocollo e ci fece leggere nel parterre della curva all’inizio del camp.1976/77.
Oppure se preferite metteteci FEDAYN, BOYS, ULTRAS o BRIGATE GIALLOROSSE, il nome non conta, la novità, la grande e dirompente novità era l’unione, era lo stare tutti insieme senza più alcuna distinzione (e all’epoca non era certo un problema…), era il combattere per una comune causa sotto un nome unico.
Era il coronamento di un lungo, meticoloso e soprattutto diplomatico lavoro verso il quale mi ero dedicato anima e corpo, affrontando serate ed incontri non sempre proficui ma che superai solo perché oramai si stava in ballo e non mi sarei fermato davanti a nulla, stava lì davanti ai miei occhi, un gruppo unico, tutti dietro uno striscione, compatti ed invincibili come una legione e con la ROMA e solo la ROMA nel cuore.
E’ stata dura ma avevo ragione perché il vecchio detto “l’unione fa la forza” dimostrò per l’ennesima volta la sua validità, la curva crebbe di anno in anno, raggiungemmo e superammo a livello organizzativo tifoserie che avevano iniziato questa meravigliosa avventura prima di noi e che, il sottoscritto aveva osservato e studiato in prima persona andando proprio da loro, prime fra tutte le BRIGATE GIALLOBLU’ di Verona e gli ULTRAS GRANATA, conosciuti tra l’altro proprio grazie ai veronesi, ma di questo parleremo in altra sede.
Senza naturalmente sminuire altre curve e gruppi storici molto importanti dei quali si conoscevano i nomi ma coi quali non ci fu nessun tipo di contatto, almeno nella fase embrionale.
Ripeto ancora che la grande fusione si chiamò COMMANDO ULTRA’ CURVA SUD – Centro Giovanile Giallorosso attraverso una libera e democratica scelta, alla quale tutti insieme partecipammo e alla fine decidemmo, senza nessuna forzatura o ancora peggio senza nessuna minaccia.
E questo lungo nome, che inizialmente al sottoscritto sembrava interminabile e diverso da quell’ ULTRAS a lui invece così tanto caro, rappresentò comunque per noi l’ufficialità dello stare tutti uniti ed iniziare un lungo cammino durato molti anni, costellato di gioie e di dolori, disgrazie e fatti gravissimi, scontri furibondi con altre tifoserie, una lunga traversata che ha segnato la storia della curva Sud.
Oggi invece mi si vorrebbe far credere il contrario, che è stato tutto un bluff, che non c’é stata storia, che i suoi componenti erano …regalati (testuali parole) e spie della polizia (sempre testuali parole), che sono stati la rovina della curva…
Ma chi è che mette in giro stè cazzate, chi si permette di parlare di fatti ai quali non era neanche presente, magari per evidenti motivi anagrafici?
Io che ho vissuto sulla mia pelle 24 ore al giorno, per 7 giorni, tutto ciò per anni, questa storia posso farvi senz’altro una analisi onesta e senza peli sulla lingua, come mia tradizione del resto, della questione.
Ci sono stati errori, qualcuno non si è comportato al meglio, qualcun altro ha sfruttato il gruppo per interessi personali, alcuni hanno scambiato il CUCS per una sfilata di moda accompagnata dalla gradita presenza femminile; anche le prime radio hanno fatto la loro parte creando situazioni poco chiare e falsi miti, vogliamo anche metterci l’aver stretto legami di troppa amicizia con alcuni giocatori, fatto questo rischiosissimo perché avvicina due mondi diversi che devono vivere la giusta e necessaria autonomia, soprattutto il mondo ULTRAS che deve essere libero da condizionamenti e sottili pressioni.
Insomma il CUCS alla lunga ha risentito di alcuni cambiamenti, dei cedimenti nello spirito e comportamentali, gruppi nel gruppo, guerre di potere, il miraggio di essere visti; l’antica via tracciata era stata messa da parte come praticamente era stata cancellata la frase storica più bella che io ricordi “La ROMA non si discute, si ama”.
Ad un certo punto ci siamo sentiti talmente importanti da pretendere di far valere, con le buone o con le cattive, i nostri punti di vista, quindi il tifoso che smette di fare il tifoso, la ROMA che si può anche discutere, si crea perciò un precedente, la frattura insanabile che è storia dei nostri giorni.
Detto ciò però c’é anche dell’altro, molto altro, ci sono persone di tutte le età, di tutte le condizioni sociali, di fede politica e religiosa diverse, tutti quanti accumunati dal grande, insostituibile, travolgente amore per la nostra ROMA, per quella maglia rosso bordeaux dai bordi arancioni che ti infiamma il cuore.
E tutta questa gente ha lottato, sofferto, gioito, pianto spalla a spalla, tutti hanno contribuito a portare avanti quei valori cari alla mentalità ULTRAS, con serietà e abnegazione, spendendo del loro senza chiedere nulla in cambio come è giusto che sia, rinunciando a loro stessi per portare avanti l’idea, nel nome della quale i nostri fratelli ci sono morti, gente che nel cuore aveva ed ha soltanto la ROMA.
Ed è per il rispetto (che oggi manca completamente) di questa grande massa di tifosi che ho avuto la fortuna e l’onore di conoscere, che mi sento in diritto di difendere una storia, che non è solo la mia storia, ma è quella di tutti, anche di quelli che oggi fanno finta di niente e hanno la memoria corta.

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