Mentalità  Ultras

Anche se molto sfruttato in questi ultimi anni, mi sembra doveroso iniziare proprio da questo argomento, estremamente delicato e ricco di fascino e di mille contraddizioni. 
Vorrei però sgombrare subito il campo da sciocchi equivoci e ovvie banalità: quello che segue non é l'unico verbo che sorregge il mondo, nè la verità scolpita a fuoco sulle tavole bronzee. 
Altro non é che la somma delle mie personali esperienze, sia quelle in chiave giallorossa che quelle riguardanti i rapporti con le altre tifoserie. 
Un lungo cammino durato circa 30 anni  che mi ha visto comparsa, tra le comparse, di uno spettacolo meraviglioso che ha formato le nostre vite, riempiendole di innumerevoli ricordi, e che ha contribuito alla nascita e allo sviluppo, dapprima lento ma poi sempre più travolgente, di quella che sarebbe diventata la tanto menzionata mentalità! 
Ah benedetta mentalità! Ma cosa diavolo sarà mai? E' un concetto che va di moda, che fa tendenza. Non c'é ultras o curva che si rispetti che non l'abbia, o non l'affronti con serietà professionale. Tutti ne parlano, ma molto spesso si accostano al tabù-mentalità con sicurezza disarmante, oppure usando una terminologia tra il farneticante e il privo di ogni senso logico. 
O ancora la costruiscono, la smussano, la “spalmano” su ciò che più interessa, adattandola ad esigenze o punti di vista strettamente personali, che poco o nulla hanno a che fare con il concetto primario. 
Insomma, parlare della mentalità può essere difficile, se non impossibile, qualora ci si accosti con la protervia classica di chi é convinto di avere sempre ragione. 
Può essere invece interessante se l'argomento lo si affronta con l'umiltà di chi comunque ha sempre qualcosa da imparare, se insomma pur essendo convinti di avere le idee chiare, non ci si chiuda nel proprio eremo. 
Il mio concetto sulla mentalità é ben noto nell'ambiente. Anche se per motivi personali e lavorativi ho dovuto accantonare lo stadio, non ho mai smesso di sentirmi un ultras, non ho mai smesso di ragionare in quella determinata maniera e non ho mai smesso di seguire l'evoluzione, o secondo alcuni l'involuzione, del fenomeno ultras. 
Probabilmente ultras ci si nasce, ma é solo in un secondo momento che questo modo di essere esce fuori, attraverso una serie di concause tutte legate una all'altra; é naturale che poi attraverso il sentirsi ultras sia nato una parvenza di codice comportamentale, il quale molto, ma molto tempo dopo si sia trasformato nella mentalità. 
Continuo a girarci intorno vero?! 
Tante belle parole che ti prendono, ma che ancora non dicono nulla. Dov'é l'essenza della parola? Codice comportamentale, mentalità, ultras... 
Nella testa e nei ricordi tutto é molto chiaro, tutto é così lineare... ma poi come si spiegano le sensazioni, gli stati d'animo, gli attimi di paura e le lacrime di gioia? 
Per esempio tra le tante cose, come si possono descrivere i lunghi e rispettosi silenzi davanti al mitico Dante che pronunciava i suoi lunghi e coinvolgenti discorsi alla curva? Anche quelli hanno avuto la loro importanza, al pari di altre situazioni apparentemente prive di peso, ma che in realtà costruivano il nostro modo di essere tifosi della propria squadra del cuore. Nel caso nostro tifosi dell'A.S. ROMA, fondata nel 1927. 
Ripeto, tifosi della squadra, non del gruppo. E su questo punto ci ritroveremo spesso.

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